Giorgio Facchini. Il Gioiello come Scultura viaggiante
- Giorgia Facchini

- 1 ora fa
- Tempo di lettura: 3 min

La leggenda trasferita
Un’opera d’arte è ammantata sovente dalla leggenda dell’artista che l’ha creata. Al contrario, un’opera d’oreficeria trasferisce la leggenda su chi l’ha scelta e ne fruisce. Per molti gioielli, anche fra i più moderni detti “di autore”, vale la memoria di chi li ha posseduti più del ricordo dei loro autori. Ecco una bella lezione per la modernità.
Fin dalle prime spille precocemente realizzate ed esposte trent’anni fa, quando era ancora studente di scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Giorgio Facchini ha concepito le sue creazioni di orafo come “sculture viaggianti”, marcando in tal modo ciò che meglio differenzia un gioiello da una scultura: la mobilità, nonché la luce portatile, fonte di memorie, delle pietre preziose.
Il corpo in movimento
L’orafo è uno scultore che fa camminare i suoi oggetti preziosi insieme al corpo di una donna mentre lei esibisce la propria bellezza. Ciò valeva per l’età dell’oro come per l’epoca più ossidata della modernità. Nei miti è il fabbro divino che crea l’arte della scultura; Efesto, infatti, la contorna subito di semoventi ancelle d’oro, così come Omero ha descritto queste antenate degli automi.
Fra gli artisti moderni si è avuto un grande sommovimento degli oggetti d’arte verso una crescente mobilità che li liberasse dalla condizione statuaria, a cominciare da quella storica “scultura da viaggio”, adatta a ogni valigia, con cui Bruno Munari intese togliere definitivamente i piedistalli da sotto le statue.
Oggetti nomadi
L’intera storia degli artefatti umani dimostra che tutti i nostri strumenti nascono dapprima ingombranti, spesso immobili, per diventare via via più portatili o miniaturizzati. Non c’è dubbio che tale tendenza alla portatilità nasca col gioiello.
I monili creati dallo scultore marchigiano hanno sempre viaggiato molto, fino a diffondersi fra innumerevoli collezionisti di vari continenti. Oggetti nomadi, molto articolati, essi hanno introiettato nelle loro forme tutti i segni proliferanti di questa mobilità: nel goderne le forme e la preziosità, noi viaggiamo come dentro un corpo che pare articolato in cellule.
L’articolazione della forma
Nei sofisticati gioielli di Facchini ciò che più attrae è la mobilissima e inventiva articolazione dei loro molteplici elementi: il serpentino flusso delle superfici dalle geometrie mozze, i segni maturati in simboli, le ricche tarsie occhieggianti che animano l’insieme delle forme, annodate e tuttavia snodabili.
È la complessità delle strutture, sempre diverse e proteiformi ancorché unitarie, e la coalescenza di luci, colori e riflessi a dare linfa a tanta animazione.
Lo studio di Fano
Nel suo studio di Fano, accanto alla sapienza artigianale delle sculture portatili destinate al corpo, alla femminilità e alla luce, modellando le materie preziose con una raffinatezza che, in quei dintorni delle Marche, ha toccato l’essenzialità dell’osso di seppia e la sua tenerezza, fanno bella mostra i disegni e le prove di una pratica scultorea protesa all’astrazione dei poliedri geometrici e al segreto dei parallelepipedi chiusi.
A ciò si accompagna un cifrario di simboli aperti da una grafia di segni tridimensionali, che testimonia una ricerca coerente e rigorosa, condotta nel tempo.
Le scatole argentate
Se le argentate “scatole” riflettenti si innestano tra il gioiello e la scultura più evoluta, mantenendo quel tanto di rituale e di mantico che l’indossare un gioiello comporta, le successive strutture in legno realizzano una completa autonomia linguistica.
Qui la scultura non è più destinata al corpo, ma allo spazio; non più portata, ma abitata.
Dal corpo allo spazio
Vestire un luogo è una sfida diversa dal vestire un corpo. Non si tratta di trasferire semplicemente le forme dalla piccola scala orafa a quella monumentale – sarebbe una cattiva traduzione – ma di concepire opere dotate della facoltà di sviluppo e di crescita, capaci di proliferare in uno o più luoghi quando lo vogliano.
Ciò che Giorgio Facchini ha saputo realizzare con successo nell’articolazione dei gioielli continua oggi nell’articolazione degli elementi interni di progetti scultorei a grande scala, anch’essi proteiformi e aggreganti, capaci di instaurare relazioni intense con lo spazio che li accoglie.